fino all'ultimo respiro

Il progetto si è concretizzato in un percorso condiviso di riflessione e di narrazione visiva sul quartiere Corvetto e sul concetto di casa. Le immagini girate insieme ai ragazzi sono state montate in un video presentato durante un evento pubblico.

I laboratori

Un atteggiamento nomade ci ha guidato in un'esplorazione libera del territorio. Facendoci guidare dagli stessi adolescenti ci siamo spostati nei cortili, nei parchi nelle piazze, nei bar, usando come base il cortile di Via dei Cinquecento 12. Dopo una prima fase di esplorazione il processo laboratoriale si è focalizzato su un metodo partecipativo di auto narrazione. La telecamera è stata affidata ai partecipanti che l'hanno usata liberamente per raccontare di sé e del quartiere.

La promozione

La fase propedeutica all’avvio dei laboratori, incentrata sulla promozione e selezione dei partecipanti si è svolta inizialmente attraverso una comunicazione classica con distribuzione di locandine e cartoline nei locali e cortili, invio di mail e creazione di eventi social (facebook, Instagram) oltre che una comunicazione mirata per gli studenti dell’Itsos. Il feed back ricevuto e una riflessione più approfondita sulla modalità di fruizione degli strumenti audiovisivi da parte degli adolescenti ci ha portati a decostruire il classico processo laboratoriale connotato da un luogo fisso e un numero di partecipanti costanti e a optare per un processo più fluido che potesse adattarsi alla quotidianità del quartiere e ad una partecipazione più libera ed occasionale.

Il percorso parallelo in Senegal

All’interno di questa modalità fluida è stato possibile continuare a lavorare con un gruppo di 4 ragazze che avrebbero passato l’estate in Senegal ma che volevano continuare a partecipare al progetto. A questo scopo abbiamo fornito loro delle fotocamere usa-getta abbinate ad una serie di regole e suggestioni (numero di scatti, scatto come momento unico ed irripetibile) che hanno permesso ai partecipanti di riflettere sul senso dell'auto-rappresentazione e auto-narrazione. Il viaggio in Senegal ha permesso alle ragazze di visitare le case dei parenti e di riflettere sul concetto di casa, sulla condivisione degli spazi, sull’uso dello spazio pubblico. Le ragazze hanno partecipato agli incontri finali di settembre, confrontandosi con il gruppo milanese, esplorando i cortili dopo l’esperienza senegalese e contribuendo alla videoinstallazione con una riflessione sull’appartenenza a due culture.
Questo laboratorio è frutto di processi precedenti : il progetto Tropicale Urbano e la produzione del lungometraggio Still Here di Suranga Katugampala. Alcuni partecipanti ai laboratori “Fino all’Ultimo respiro” così come gli spazi attraversati sono legati a pratiche artistiche sperimentate nel quartiere negli ultimi 4 anni. Per esempio Ziad, ha scelto di partecipare al laboratorio per continuare l’esperienza di attore che aveva sperimentato durante le riprese di Still Here. L’atteggiamento documentaristico ha permesso ai ragazzi di osservare il quartiere e raccontarlo in maniera libera, quasi fosse un free style. I ragazzi sono stati accompagnati nella loro esplorazione da due professionisti Federico Allocca e Andrea Sestu, che hanno creato un percorso di ricerca fotografica e sonora. La macchina fotografica e la videocamera venivano passati di mano in mano, permettendo a tutti i partecipanti di sperimentare il processo di ripresa o fotografia. Alcuni ragazzi hanno intuito che i movimenti di camera potevano diventare espressione personale. Quando alcuni partecipanti ci hanno parlato della loro imminente partenza per il Senegal, ci è venuto naturale pensare ad una pratica di immagini che possa renderle partecipi anche da distante. Infatti il loro contributo è diventato una perla importante per fare nuove riflessioni, sia sull'appartenenza, ma anche sulla bellezza dell’istante di una fotografia. Anche l’osservazione dei suoni sotto forma di ascolto, la loro registrazione e manipolazione sono diventate azioni che abbiamo versato dentro gli stessi laboratori. Abbiamo girato nel quartiere Mazzini, ognuno ha scelto liberamente un percorso, un cortile. Ziad, che è stato anche uno dei protagonisti del film, ha scelto il cortile di via Pomposa 5. Dice che è li che si riunisce con alcuni amici. Si è messo in testa che doveva fare un video “dei ragazzi di periferia” per far vedere come si sta a Corvetto. La sua esplorazione passa da una rappresentazione classica e stereotipata di un quartiere di periferia a una forma di autenticità emersa solo perché lui stesso teneva la camera in mano.

bar temporaneo Le Nouveau Port

In un’ottica di valorizzazione di spazi in disuso i partecipanti sono stati guidati nell’allestimento dell’ex polleria di piazza Ferrara che ha ospitato i due eventi aperti al pubblico (3 Giugno e 7 ottobre). L’ex polleria, una delle location del film Still here, si è così trasformata nuovamente nel temporary bar Le Nouveau Port che aveva ospitato eventi e concerti durante le riprese del film. Uno degli eventi centrali è stato il concerto di Roberto Dell’Era. Per l’occasione i partecipanti al laboratorio hanno allestito uno spazio dedicato alla degustazione di cibo senegalese, cucinato e servito dagli stessi ragazzi. Durante la serata sono state comunicate informazioni sul progetto e si sono raccolte iscrizioni e nominativi.
L’evento finale è stato dedicato alla proiezione di corti e del video risultato dei laboratori. Un gruppo di partecipanti ha costruito insieme a Davide Gorla un grande schermo e allestito lo spazio per la proiezione. I corti proiettati sono stati selezionati e presentati dal gruppo delle ragazze che hanno realizzato il reportage in Senegal. In seguito le ragazze hanno introdotto l'installazione Fino all’Ultimo Respiro. L’opera, senza suono è stata accompagnata da una performance musicale live di Milo Scaglioni

Sinossi installazione

Zied (12) e Meye ( 16) ci accompagnano in un’esplorazione libera dei cortili delle case Aler del Corvetto. Il quartiere mostra le sue vene, ci svela spazi nascosti dove i ragazzi giocano, si annoiano, fanno comunità. L’obiettivo della camera scivola, ondeggia, sfiora i muri coperti di scritte, cerca prospettive di visione diverse. Alle immagini in movimento fanno da controcanto fotografie scattate in Senegal da alcune partecipanti dei laboratori. E’ una storia parallela che si interroga sull’importanza dell’ospitalità, sul sogno della casa, sul senso del fotografare. Il quartiere si apre così ad altri paesaggi diventando al tempo stesso una stanza per riflettere sul senso di appartenenza territoriale e culturale.

vedi ora videinstallazione

Cast Ziad, Fama, Meye, Khadi, Sofia Aicha
Ideazione Suranga Katugampala, Davide Gorla, Simona Cella Assistant camera Andrea Sestu Cura fotografica Federico Allocca Organizzazione generale Simona Cella
Grazie a Fondazione Cariplo, Comunine di Milano - Municipio 4, Scuola ITSOS, COE, Bar Gino di Piazza Ferrara